Squarci | martedì 31 ottobre 2006

Antonio Abbate

Pensando su Gianluca Grignani



Sto tornando a casa e ho un nodo in gola pensando che sanguina un pensiero e si contorce. Mi aggrappo a questa vita con le dita, mi porto in giro il cuore come un cane al guinzaglio e mi domando se sia tutto un errore. E anche se nascondo quest’ansia, resta aperta una ferita che non mi fa vedere l’orizzonte.

Dai, suona più forte, voglio sentire ciò che non riesco a capire.
E adesso la paura si scioglie insieme a me, ed è adrenalina pura. E non chiedermi come farò perché l’unica risposta che ora sento è una domanda: che ne sarà di noi? Forse perdendoci ci ritroviamo.

Capita, a volte, che la tristezza mi sfiori. Ma in quel piacere-dispiacere ho imparato anch’io a godere. Splendido niente di un uomo che cammina in mezzo alla gente e segue l’onda nel mare dei giorni. Io che voglio e vivo una vita normale, me ne accorgo e cerco qualcosa di speciale. Sto bene come sto, ma non mi basta una vita senza senso: cerco una storia infinita.
Né più bianco né più nero. Della guerra sono stanco. Ho fatto un sogno: ero in guerra ed ero a casa, ero a terra ed ero in volo, ma di certo sono un uomo che si sveglia stamattina con faccia e corpo colorati. Non credo a un mondo che rotola indietro, o che per vivere serva un segreto. Non credo alle favole, ma penso che tutti siano uguali e diversi da me. C'è chi avrà tutto e chi mai ne avrà, chi è stato furbo e chi pagherà, e intanto il mondo gira in fretta e va…

Sono qui e voglio te che sei ciò che conta, e che vale di più.
Come pioggia dal cielo, vieni giù, e sarò libero di nuovo.
Libero di sognare più leggero della realtà.
Libero come l'acqua senza confini.

Un viaggio ha senso solo senza ritorno, senza fermate né confini, né orizzonti lontani. In questo girotondo d'anime chi si volta è perduto e resta qui.
E allora sai che c'è? Prendo il treno che va a paradiso città. E vi saluto tutti e salto su, prendo il treno e non ci penso più. E’ un nuovo treno che non ha binari. Copre distanze interminabili, e vedo pianeti, colgo verità. Scopro segreti.


Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.