Squarci | sabato 28 gennaio 2006

Marzia Viola

Tokyo, 10 dicembre 2005

Fuggo di nuovo. Troppe voci fuori, troppa ansia di far presto, più presto, più presto... Corrono tutti, corrono e non guardano, corrono appresso al tempo e lasciano che il tempo passi senza prenderlo per mano.
Fuggo. La mia pace in un cimitero di periferia...

Mi sento a casa in mezzo ai morti. Loro danzano nel tempo, ora, e io danzo nel loro silenzio.
Entro...
I suoni vibrano nell’aria, imbevuta di voci che non parlano. Passo attraverso piccole, modeste lapidi che odorano d’incenso e terra bagnata. M’incammino verso il viale del tempio, e all’improvviso una pioggia gialla di foglie secche, come una colata d’oro dall’alto.
Scricchiolano l’una sull’altra, poi cadono leggere in un tappeto di velluto.
Penso, in un istante, agli anziani che tante volte ho visto ballare intorno al fuoco, nei paesini della Campania.
Foglie secche nel vento. Indeboliti da anni di campi, sole e sudore, muovono a tempo di tammorre i loro corpi rigati dal tempo e dalle fatiche, come rianimati da un’improvvisa folata di tramontana. Danzano alla vita, cantano per la Vita. Raschiano il fondo del loro antico vigore e lo donano tutto alla vita che sta per andar via.
Poi, come le foglie quando cessa il vento, tornano pacati a contare i giorni che restano.

E all’improvviso i corvi.
Quel canto tetro, eppure in qualche modo rassicurante. Sembrano i custodi del Mondo dei Morti. Giganti aquile nere, si aggirano nei cieli di tutta Tokyo. Osservano, si fanno beffe della nostra fretta, come aspettando che questo frenetico nostro girare arrivi al termine.


Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.