Squarci | domenica 22 novembre 2020

Arianna Panza

Il senso dei libri

Una volta con Eleonora abbiamo fatto un gioco: una di noi due doveva, con gli occhi chiusi, odorare un libro che l’altra le porgeva, cercando di indovinarne il titolo. È un gioco inventato in un momento di noia, ma mi fa fare alcune riflessioni. In effetti io, sentendo l’odore, toccando le copertine e sfogliando le pagine sono sempre (o quasi) riuscita ad indovinare quale fosse il libro. Come è possibile? Quando compro un libro nuovo, prima di iniziare a leggere, mi piace toccarlo, osservarne i particolari e la copertina, odorare le sue pagine. Accarezzarlo, marcarlo come fa un gatto col suo territorio. Perché poi, quando lo apri e cominci ad immergerti pian piano nelle sue pagine, i rumori intorno si affievoliscono e, se all’inizio fai fatica, quando il mondo e i rumori sono passati in secondo piano vuol dire che ti sei immerso del tutto... come quando vai a fare il bagno nell’acqua gelida di un lago di montagna: prima metti un piede, hai freddo, ne metti un altro, ti ritrai, ma poi quando il corpo è completamente immerso dentro vorresti non uscire più. Leggi, continui a leggere e perdi il senso del tempo, fino a quando, dopo un momento per te troppo breve, una voce brusca ti dice: “Ehi, smettila, dobbiamo andare”. Tu non capisci nulla, ti ritrovi sul divano di casa tua, mentre invece credevi di essere chissà dove nel mondo. Gli occhi fanno fatica a riabituarsi e solo dopo senti di avere le gambe addormentate e, a malincuore, seguendo quella voce davanti a te, capisci che è il momento di andare.

Che cos’è un libro senza un lettore? Sono tante pagine piene di parole senza senso, soltanto caratteri. È soltanto con un lettore che quelle parole acquistano un senso. Il lettore è la chiave magica per un libro, che apre le sue parole e in ognuna di esse lascia un’emozione. Solo con un lettore il libro può essere unico, senza è uguale a tutti gli altri. È per questo che quando si legge un libro ognuno sperimenta qualcosa di diverso, perché in qualche modo è il lettore stesso che crea la storia, vivendola come un personaggio. Leggendo puoi provare moltissime sensazioni: puoi piangere, puoi ridere a crepapelle, puoi arrabbiarti, collegare una storia a un evento della tua vita. Il libro si collega alla tua mente, ti avvolge e prende le tue emozioni, fa uscire fuori anche quelle più profonde, poi le assorbe e infine, come per magia, quelle si imprimono sulla carta ed emanano un odore, un ricordo. Quando in seguito aprirai il libro, sentirai quell’odore e improvvisamente proverai quella stessa emozione sentita la prima volta. Ti aprirà un ricordo, potrai vedere la scena di quel momento, mentre leggevi, come se entrassi in una sfera di cristallo e rivivessi quell’attimo. Perché le emozioni in realtà sono attimi, quello che resta nella tua anima sono solo sensazioni. Sono gli attimi che importano davvero, quelli che ti cambiano. Perché un libro ti può aiutare e confortare, ti può dare sicurezza, ma ti può anche cambiare. Una volta, un mio compagno di classe mi ha detto: ma come fai ad emozionarti per un libro? E io gli ho risposto che il libro è mio amico perché se lo leggo quando sono triste o arrabbiata mi sento subito meglio. Quando lo finisco è come aver perso la mia migliore amica e posso sentirmi triste per molti giorni. I libri mi fanno stare bene perché mi fanno sognare. Insomma, ogni mio libro è vissuto e ne conosco ogni minima parte.


Su Arianna Panza
La più giovane scrittrice di Orientexpress. Tredici anni al suo debutto con idee e sensazioni già molto chiare sui libri e la loro... amicizia.

Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.