Poesie | venerdì 20 novembre 2020

Giuseppe Sterlicco

Per la mia seconda madre

indistruttibile, ribelle,
fiera

indomabile

donna e femmina

granitica, adamantina, testarda
benigna, armoniosa, amabile
semplice

genuina, pura, ruspante, schietta
autentica

pietra e roccia

senza strizza né timore e senza apprensione,
senza panico, mai inquieta, mai dubbiosa
senza colpa e senza peccato, mai un crimine,
mai una mancanza, mai un fallo

senza i peli sulla lingua

ricordo il pane imbevuto intriso di zucchero,
e il montesomma e il gradino della porta d'ingresso e le piante da annaffiare
l'estate, l'inverno, l'autunno e la primavera quando c'erano ancora,
e la cùrtina che indicava un sud orfano del nord

e tu,
al centro di tutto,
schiena dritta,
la scopa in una mano e l'altra sui fianchi,
il grembiule azzurro sporco di farina,
le ciabatte, la voce tonante da bersagliera che dispensava comprensione & pace,
mai consigli o lezioni o prese di posizione, quelle le lasciavi a chi ne sapeva di più
tu no,
tu eri altro

tu eri signora e cacciatrice
coi tuoi capelli corti ed eleganti

tu,
madre, nonna, zia,
figlia e nipote
tu, Maestra: tu eri tutto

mia
Seconda
Madre,
Mia

ho saputo mentre ero distratto

hai esalato l'ultimo respiro,
affannato, fiacco, pesante, complicato, faticoso, greve,
maledetto da noi tutti eppure benedetto da te,
dal tuo ridere e fottertene delle difficoltà,
delle cadute, delle disgrazie, dei dispiaceri, dei rimorsi,
dei pacchetti di Merit, dei guai, del veleno dei serpenti,
della tosse arida e insistente
e dei tuoi polmoni stanchi

ieri, io non ero lì, come mio solito
ma ieri tu eri qui e qui sei oggi e domani qui sarai

riponila questa croce disgraziata nel cantuccio,
goditi il respiro della Verità che aspramente hai vinto,
sii libera, come lo sei sempre stata
assolta, prosciolta, scarcerata
e lascia, lascia, lascia a noi
il dolore, la consistenza del silenzio, il peso dei rimpianti
e il vuoto della tua carne assente:
noi meritiamo tutto questo e mai saremo all'altezza del tuo nome,
mariateresa

dignità, quando mi chiederanno il tuo ricordo,
dignità e nient'altro

ho parlato forse troppo,
mi avresti sorriso e detto che esagero,
hai ragione, mi fermo qua

adesso, riposa.


Su Giuseppe Sterlicco
E' nato il 17 maggio 1987, una settimana in anticipo rispetto ai calcoli e alle aspettative: evidentemente, secondo lui, teneva molto a vedere questo mondo il più presto possibile. A dieci anni ha fatto la prima (ed ultima) comunione. A sedici anni ha conosciuto Leopardi, Baudelaire, Nietzsche, Bukowski, e a diciotto ha scritto la sua prima vera poesia e fondato un gruppo rock, col quale suona ancora oggi.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Poesie dure&crude, di Giuseppe Sterlicco (Gli Scacchi, 2008)