Squarci | martedì 2 aprile 2019
Aniello Fioccola
Arrivi in Terrasanta
Arrivi in Terrasanta e la prima cosa che percepisci è una frattura.
Ti aspetti di entrare in un’atmosfera mistica,
in una dimensione nuova che sappia sorprenderti,
in un abbraccio accogliente, la sacralità, cifra di questa terra, te la immagini così: materna.
Come mettere piede in un bosco sacro,
o oltrepassare la soglia di una cappella di campagna, piena di santi.
Indugi un attimo e attendi: sicuro che qualcosa accada.
Ragioni da fedele: la luce arriva, basta saper attendere in silenzio;
ragioni da turista: quantomeno sulle guide è indicato con chiarezza che quella è la terra del Sacro.
È un’attesa che sai che prima o poi verrà ripagata. La religione, qualsiasi religione si fonda sull'attesa e nella Terra dei Tre Monoteismi non si può avere fretta.
Arrivi in Terrasanta e la prima cosa che percepisci è una frattura.
Già all'aeroporto, prima ancora di mettere piede in questa terra ti danno strane raccomandazioni: non parlare in inglese, a domande in inglese rispondi in italiano.
Se parli in inglese, in qualche modo possono incastrarti.
Interrogatori tendenziosi.
L’inglese: la lingua-trappola. Loro la conoscono bene. Noi meno. E allora l’italiano: la lingua madre, quella in cui nessuno può sfiorarti.
L’italiano, un recinto sicuro, un fortino invalicabile.
Masada.
La roccaforte dei ribelli.
Zeloti vs Romani.
La lingua. La più feroce arma con cui difendersi.
Muro di difesa.
Muro di separazione.
Cortina.
Arrivi in Terrasanta e credi di trovare il Sacro che si fa luce.
Sei partito dopo anni di letture.
Centinaia di libri passati in rassegna.
Prima di partire fai una lista di testi da portare con te: una piccola biblioteca da viaggio che serva all'occorrenza. Qualche testo storico, qualche altro di arte e poi volumi di filosofia e di religione.
Hai fatto letture appassionanti: Rudolf Otto per anni ti ha convinto che il Sacro si dà; non in modo immediato, certo, ma in qualche misura trova la forma per apparire. E lo fa nella sua pienezza che ti accoglie, ti ospita.
E invece nel tragitto da Tel-Aviv a Betlemme, trovi solo fratture.
Attraverso il vetro del bus contempli un paesaggio fatto di pietre e ulivi.
E sai che in quella coppia c’è già tutto.
La Terrasanta e la storia che si porta dietro sta tutta in quello sguardo dal finestrino.
In pietre e ulivi. E lì presagisci il Sacro di cui parlava Otto.
Ma poi volgi lo sguardo verso il finestrino di destra e trovi il Muro.
Otto metri di altezza e filo spinato.
Frattura.
Frattura lunga centinaia di km.
E poi posti di blocco lungo l’autostrada.
Ovunque.
Ogni pochi km: automobili fermate e polizia con la torcia.
Arrivi in Terrasanta con l’animo pieno di Silenzio e Attesa, pronto a fare spazio a un Sacro che sei certo ci sia, lo sai da anni, dai libri e dai racconti.
E invece la prima cosa che trovi è una Frattura Insanabile.