Squarci | lunedì 2 aprile 2018
Serena Ammendola
Occhi
Su una panchina. Sul lungomare. Due donne.
Una donna anziana con gli occhi pieni.
Una giovane donna con gli occhi vuoti.
L’anziana siede col sorriso, stretta la borsetta tra le mani. Osserva il mondo.
La giovane siede inespressiva, immersa, pensieri e sguardo, nel suo smartphone di ultima generazione.
La prima guarda, intensamente, intorno: osserva i gabbiani e sorride per le loro dimensioni e la sfacciataggine che ormai li caratterizza; vede i bambini che tornano da scuola stanchi e affamati, affaticati da zaini che pesano realmente più di loro; guarda e ascolta i gatti in amore; segue con gli occhi una nave da crociera, la più immensa che abbia mai visto, che si allontana verso la Sicilia. Farebbe volentieri una chiacchiera, a casa non l’aspetta nessuno.
La seconda si perde in una solitudine digitale: osserva affascinata video di volatili che sfiorano le onde; si emoziona per immagini di bimbi in gita scolastica rimandati da vacue e fasulle amicizie virtuali; invia a tutti i suoi contatti fotografie di gattini che non accarezzerà mai; adopera con malcelata insoddisfazione un’app che simula viaggi meravigliosi. Non può perdere tempo in chiacchiere, è troppo occupata nel nulla.
L’anziana donna torna a casa sua con gli occhi pieni di tante cose che avrebbe da raccontare.
La donna giovane si avvia al suo lavoro con gli occhi vuoti, rimasti vuoti, dopo aver condiviso la propria solitudine con tutti e con nessuno.