Squarci | lunedì 1 ottobre 2012
Vincenzo Cioffi
Non credere a questo sorriso
Non credere a questo sorriso
Sedeva sul sediolino scomodo di quel treno fissando un punto indefinito al di là dei limiti fisici dei suoi occhi; case, alberi,distese di niente, luci arancio che sfrecciavano senza sosta lontano da lui, ma ferme nello stesso posto. La musica lo estraniava dagli altri, le persone e le facce cambiavano, comparse. Per i primi minuti non la notò neanche, finché il buio di una galleria rese il finestrino uno specchio e la malinconia dei suoi occhi il punto che lui fissava. I minuti sembrarono giorni illuminati dal fuoco artificiale delle luci che formavano un improbabile cielo; quando il sole cancellò l'immagine sentì il bisogno di ritrovare quegli occhi tristi solo quanto i suoi. La fissò fino a quando non si alzò e ancora mentre la lontananza rimpiccioliva la sagoma ed ingigantiva il desiderio.
Il giorno seguente sedette allo stesso posto, ma non guardava l'orizzonte bensì i volti delle persone che salivano nella speranza di rivederla. Si dava dello stupido pensando a quanto fosse irrisoria la possibilità che lei riapparisse, l'ennesima vana speranza costruita su fondamenta vuote. Apparve in quell'istante andando ad occupare di nuovo il posto vuoto di fronte a lui; fu lei a dare inizio al gioco di sguardi e le trovò negli occhi l'ombra di una speranza persa, di una triste consapevolezza per una decisione errata; sulle labbra aveva l'accenno di un sorriso, spento, finto, uno specchietto per le allodole per fuorviare le persone da quello che lei aveva dentro, come per confermare la sua idea posò lo sguardo sul motto scritto sul suo top:
“DON'T TRUST THIS SMILE =)”.
Involontariamente sorrise. Poi le si alzò e sparì nel tumulto della folla; per diversi giorni lui prese lo stesso treno, si mise allo stesso posto e lei puntuale riapparve; era attratto da ogni suo respiro, nei loro sguardi c'era la complicità degli amanti, decise d'impulso e si chinò verso di lei per baciarla, come se lei lo aspettasse accolse il bacio, fu la passione di un istante, come scivolare su un arcobaleno tra le stelle, poi le disse:
“Ti amo.”
“Ti amerò anch'io.” Gli rispose.
Poi il treno si fermò e lei scappò via veloce. Anche senza averla vista in volto ebbe la certezza che piangesse.
Il giorno dopo lei non venne, anche quello dopo il posto rimase vuoto; al terzo giorno lui prese il primo treno e si fermò alla stazione dove lei scendeva poi si accertò che non salisse proprio su quel treno e restò ad attendere. Il tempo passò in volute di fumo a forma di sogni tirati giù a sassate. Volgeva al termine il giorno e con lui l'ardore della sua speranza. Il suo sguardo spaziò fino ad incrociare una signora che nel crepuscolo accendeva un lumino davanti ad un altarino improvvisato. Incuriosito si avvicinò, quando vide la foto temette di perdere i sensi, poi le lacrime gli colmarono gli occhi, una voce lo riportò alla realtà:
“è tanto che le persone hanno smesso di piangere per lei.”
si voltò a guardarla, aveva gli occhi rigati di lacrime.
“tanto?”
“sono tre anni che mia figlia si è...”
un singhiozzo la fermò, poi scoppiò in lacrime.
“nessuno lo pensava, aveva un sorriso per tutti”
nella sua testa una frase prese forma
“DON'T TRUST THIS SMILE =)”.
la signora andò via con le sue lacrime.
“DON'T TRUST THIS SMILE =)”.
il treno arrivava sul binario davanti a lui.
“DON'T TRUST THIS SMILE =)”.
Un sorriso gli affiorò sulle labbra.
“DON'T TRUST THIS SMILE =)”.
Il treno concluse l'opera con maestria e lei tornò a prenderlo per mano, lo baciò e gli disse:
“Ti amerò per sempre adesso!”