Squarci | giovedì 7 giugno 2012
Vincenzo Cioffi
Battito d'ali
La mia prigione non ha mura. Vedo il cielo, azzurro, lontano, impassibile. L'ombra dei castagni mi ripara, ma non posso muovermi.
Ad un battito d'ali da me c'è una piccola radura, l'erba smeraldo oscilla ad ogni alito di vento. Le campanelle danno uno spruzzo d'oro; il giallo si mescola al viola dei ciclamini selvatici.
Mi sembra di essere bloccato da un'eternità, in realtà il sole non ha finito nemmeno mezzo del suo ciclo.
Stamattina sono uscito pieno di speranza. Volevo fare un robusto pasto e poi girovagare. Passare dall'ombra dei boschi ai campi baciati dal sole. Magari cercare una compagna con cui dividere il cibo, trovato tra le radici sporgenti dei vecchi alberi e tra i cespugli irti di rovi.
Il nemico è all'erta sempre, è la prima cosa che ci insegnano. È un avversario infido, si nasconde nell'ombra per ordire la trama invisibile della sua trappola.
L'odore mi coglie all'improvviso, viene dal prato sulla scia di una brezza di vento. Il lezzo della putrefazione è inconfondibile, acre e pungente.
Presto l'effluvio sarebbe arrivato ai miei compagni, ai miei fratelli, spingendoli tutti verso quel campo. Il nemico di certo lo avrebbe intuito e di conseguenza tutta la boscaglia circostante sarebbe stata tappezzata di trappole.
Io sono inerme, non posso fare altre che aspettare il mio boia, devo restare immobile, ogni più piccola vibrazione non farebbe altro che accelerare la mia fine.
Sento qualcuno dei miei arrivare, si tiene basso, forse spera di evitare la maggior parte dei pericoli che nasconde il sottobosco. Ne sento altri che lo seguono. È questo è il mio destino? Il mio compito non è altro che avvisarli? salvarne il più possibile?
Mi agito con tutte le forze che ho in corpo, cercando di far più rumore possibile in modo che chiunque avesse girato nella mia direzione avrebbe immediatamente capito a cosa andava in contro.
Il movimento attira il nemico su di me, resto a fissare inerme le sue otto enormi zampe pelose che avanzano leggiadre sulla ragnatela, sembra quasi che volteggi nel vuoto. È tanto agile quanto letale.
Oramai è la fine, ma non smetto nemmeno per un istante di emettere il mio ronzio di avvertimento.