Squarci | domenica 29 aprile 2012

Valerio Bruner

1927 - Atlanta, Georgia


“Era ora che vi decideste a togliermi questo cappuccio, stavo soffocando. Scommetto che se avessi esalato l’ultimo respiro voi bastardi ne sareste stati oltremodo afflitti, vi avrei tolto il piacere dell’esecuzione. Fammi vedere un po’… E’ questo il ramo che avete scelto? Bene, sembra robusto per reggere un negro figlio di puttana come me. Dopo mi darete fuoco ne sono sicuro. E’ la regola, il vostro codice d’onore. Agli incappucciati piacciono le fiamme. Non ci vedo ancora tanto bene, ma alcuni volti mi sono familiari e non ne sono affatto sorpreso. Era solo una questione di tempo, di fortuna, mettiamola così. Dio mi ha voltato le spalle prima che raggiungessi pure voi. Beh, poco male. Vuol dire che gli serve un negro che suoni la tromba lassù.
Mi chiedo…Chissà chi mi metterà il cappio intorno al collo? Tu Ted Roberts? Hai mai impiccato un negro guardandolo negli occhi? Non credo. A te piace stuprare le donne con i tuoi amici che ti guardano le spalle, non reggeresti lo sguardo di un uomo e lo sai. Prima che i tuoi compagni ti salvassero il culo, te l’eri già fatta nei calzoni mentre stavo per affondarti il coltello in quella merda secca che ti ritrovi al posto del cuore. E tu che mi dici Neal? No, nemmeno tu hai le palle. Sei uguale al tuo fratellino Liam. Lo sai? E’ morto piangendo e implorando dopo che puzzava di merda più di un letamaio. Puah! Ecco quanto vale il coraggio dell’uomo bianco. Uno sputo! Sapete agire solo quando siete in branco, ma uno contro uno non ce la fate, vi manca il fegato.
Vi eccita andare nelle case dell’ uomo nero e violentargli la moglie mentre il marito é via. Godete nel farlo. Vi piace guardare un bambino di otto anni che piange chiamando il padre, mentre non capisce quello che state facendo a sua madre. E poi lo accoltellate. Non a morte però, non sia mai che il ragazzino crepi e non si porti addosso i segni dell’odio razziale per tutta la vita. Ma con me avete sbagliato. Avete rotto il cazzo al negro sbagliato! Lo hanno capito bene i vostri amici mentre gli tagliavo via le palle e gliele infilavo in bocca per soffocarli.
E tu metti via quella croce Alan Kinney! Credi che voglia dire le ultime preghiere prima di crepare? Che mi voglia raccomandare l’anima a Dio? Puah! E’ una perdita di tempo! Tanto Dio non li ascolta i negri, Lui se ne fotte se i bianchi gli stuprano la moglie e gli accoltellano il figlio. E poi perché mai dovrebbe fregargliene qualcosa? Dio è bianco e siede sul trono dei cieli mentre qualche schiavo come me gli porta da bere dicendo: “Si signore, subito signore. Io buono negro, io stare a posto mio. Io negro buono.” Dio ha voltato le spalle al mio popolo quando i primi schiavisti
ci presero e ci portarono in catene dall’altra parte del mondo. A lui piacciono quelli come voi, che gli riempiono il Paradiso di servi e leccaculo. Ne è pieno a strafottere lassù di negri morti nelle traversate, gettati a mare come zavorra, accoltellati alle spalle in qualche vicolo per aver guardato una donna bianca, impiccati per il solo fatto di esistere. Che cosa stai mugugnando Ralph May? Superbia dici? Blasfemia? E perché mai!? Sto dicendo la semplice verità. Non affannatevi a pregare per la mia anima, ci piscio sulle vostre preghiere. E ora impiccatemi figli di puttana, che sono stanco di parlare ai vostri culi bianchi. Un’ultima cosa però ve la devo dire: assicuratevi che il cappio sia bello stretto e che le fiamme delle fiaccole brucino per bene anche la mia anima, perché se mai tornassi dall’oltretomba nessuno di voi si salverebbe. Vi verrei a prendere per i capelli nei vostri bei letti dalle lenzuola pulite e profumate e vi trascinerei giù con me, dritto tra le fiamme dell’inferno. Tiratemi su ora. Questo negro non ha più nulla da dirvi.”


Su Valerio Bruner
Nato a Napoli nel 1987, si è laureato in “Lingue e Culture Comparate” presso l'Università di Napoli "L'Orientale". Interessato alla letteratura di ogni tempo e di ogni luogo, scrive poesie e racconti. È appassionato di cinema, di blues e di Bruce Springsteen. Attualmente scrive per le sezioni Esteri (Nord America) e Cultura per “il Levante” di Napoli. Scrittore di poesie e racconti, "La Ballata del Drago e del Leone" è il suo primo testo teatrale.

Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.

La Ballata del Drago e del Leone, di Valerio Bruner (Gli Ibischi, 2013)