Mica me
Livio Borriello
Col candore e la ferocia di un profeta inattuale, Livio Borriello descrive un'umanità sospesa fra la materialità e il bisogno d'assoluto, fra il cinismo e la felicità. Il lieve sconcerto che ne deriva è lo stesso che proveremmo davanti a una macchina anatomica del XVIII secolo che prendesse a respirare, e il testo che ne risulta forza i confini della forma-libro per disporsi in una sorta di prosa pausata, in una struttura libera ma non casuale che dissolve la linearità della narrazione, per adeguarsi alla complessità dello spazio e del tempo interiori.
Più che assomigliare a una raccolta di aforismi o a un diario, i frammenti di Mica me folgorano l'immaginazione come scritte sui muri, concrezioni di cemento e lampeggianti insegne di una metropoli contemporanea, versetti subliminali e allucinati, segni familiari e terrificanti che cercano di fissare per un istante il disfacimento e l'incessante trasformazione del mondo.
La letteratura cinese dà notizia di un autore che scrisse solo due libri: un libro da nascondere e un libro da bruciare. Questo testo era stato scritto forse per gli stessi scopi, tuttavia è sembrato infine a qualcuno che il suo ardere e il suo nascondersi potessero avere una propria bellezza, o addirittura rappresentarne il senso più profondo.
Questo non è dunque un libro in cui si racconta una storia, o almeno non una storia che accade nel senso tradizionale. Quel che qui accade è un io, e la storia è il suo accadere fra gli spazi bianchi della pagina.
In una successione incalzante si susseguono stupori estatici e furori erotici, vertigini metafisiche e candide ironie, invettive brucianti e disarmati intenerimenti, disponendosi in una struttura libera ma non casuale, che dissolve la linearità della narrazione, per adeguarsi alla complessità dello spazio e del tempo interiori. Alla fine del percorso, inaspettatamente, l'io e il lettore si ritrovano – invece che in un luogo diverso dell'immaginario – in una percezione nuova, in una nuova forma del comprendere, da cui le cose mostrano forse altre possibilità di essere affrontate, vissute, modificate.
Nota sul titolo
Mica è una specie di negazione slanciata, di negazione interiettiva (in un linguaggio più puro si potrebbe provare a scomporre in: non!), che mi sembrava necessaria a negare la forza del me. Il titolo Mica me allude infatti al tentativo dell'io scrivente di compiere un percorso dal sé al non sé, partendo dalle schegge psicologiche delle prime due sezioni, per arrivare, attraverso l'eros de La sciamana, e il movimento esocentrico che esso produce, alle descrizioni fenomenologiche delle ultime due, dove i pensieri diventano Sovrappensieri, discorsi impersonali da cui si lascia attraversare un io allentato.Come termine, poi, mi affascinava come tutte quelle particelle del discorso che non corrispondono a niente, che ricoprono un interstizio vuoto di realtà.
Anticipazioni e bozze dello scritto sono apparse sulla rivista Altofragile e, sul web, in www.zibaldoni.it, www.nazioneindiana.com e www.orientexpress.na.it.
Su Livio Borriello
Livio Borriello è nato nel 1961 ad Avellino, dove attualmente risiede.
Fuori Collana
Testi singolari, capaci di incantare senza necessariamente appartenere.
Un libro splendido.
Tiziano Scarpa - www.ilprimoamore.it
Borriello dà l'impressione di violentare il linguaggio, quasi dovesse costringerlo ad esprimere qualcosa per cui non è stato predisposto.
Elisabetta Buffa - Il Piemonte
Micame è un romanzo deflagrato da ricostruire. Un libro particolarissimo, sostenuto da una lingua costantemente poeticizzante e rigorosa, tagliente, sempre limpidissima.
Carla Cirillo - Il Sannio
Uno spaccato di esistenzialismo da Terzo Millennio, in cui la scrittura comunica e riflette le ansie e le inquietudini di una società in frenetica trasformazione.
Stefania Marotti - Il Mattino
I frammenti di Mica me folgorano l'immaginazione come scritte sui muri, concrezioni di cemento e lampeggianti insegne di una metropoli contemporanea, versetti subliminali e allucinati, segni familiari e terrificanti che cercano di fissare per un istante il disfacimento e l'incessante trasformazione del mondo.
Laura Mauriello - Voyelles
Un libro non convenuto, un primum nel suo genere che, più che leggerlo, va eseguito con i propri strumenti, rivissuto nella musica e nel rumore, cercando di lasciare, grazie proprio al molto pensare e sentire, la vita fresca.
Enrico Capodaglio
Siamo di fronte a un'impresa smisurata, al tentativo di accedere alla vera densità delle cose, densità che è sempre lontana dalle diluizioni del contingente più prosaico e dai grumi artificiosi del lirismo.
Franco Arminio - www.zibaldoni.it
Borriello getta uno sguardo ironico e tragico sul mondo occidentale, rifiutando radicalmente tutto ciò che non sia una profonda e consapevole percezione del sé.
Andrea Di Consoli - L'Unità
Una fenomenologia del quotidiano svolta per prospettive estranianti, a volte violentemente materiche, a volte meditative e astratte.
Valerio Magrelli - Nuovi Argomenti