D'amore e d'altro
Luciano Zaami
Ovvero: l'anima ironica e il sogno. Si esprime così il sentimento misto, parente della lusitana saudade, che percorre questo libro d'esordio, riuscitissimo.
L'ironia è la cifra dominante, che non si nega, in un sapiente gioco e sentimento del contrario, la visione di frammenti - ma appunto solo frammenti - di pienezza dolce e luminosa.
Il tono è epigrammatico, gnomico, di una saggezza che non ti aspetti da un giovane poeta. Ti apre lo spazio breve di momenti epifanici di unione e di abbraccio col Tu, di cui, sempre, conosce anche l'illusorietà. Si resta "lettere senza destinatario". Si è liberi, ma soli, quando l'amore fusionale non ci minaccia. Quando il troppo non ci sconvolge i confini dell'io.
È una scrittura consapevole, nella forma sorvegliata che ti sorprende, come certe canzoni di Henrich Heine, con una giravolta apparentemente giocosa, in realtà malinconica e talvolta tendente all'atrabile del malinconico ("agilmente di avvicini/ cercando i miei baci./ Io / imbarazzato/ guardo i tuoi occhi/ invitandoti a continuare").
Scrittura consapevole anche nei contenuti: dal male da cui senza ironia, l'io lirico vorrebbe a tutti i costi proteggere il tu, proteggerlo attraverso le metafore - fino al sentimento del tempo, a quella stessa scrittura legato ("vorrei esser neve/ e che tu fossi terra./ Così ti coprirei/ per proteggerti/ da tutto questo orrore.").
La pienezza, sembra dirci Zaami - è postuma, e vive in modo mediato, solo in poesia ("mi rivedrò a scrivere/ di amori e dolori./ E tutto/ sarà dolce.") La pienezza può essere pensata, balenante, nello spazio di due sillabe che spesso ricorrono tra i suoi versi: "forse".
Su Luciano Zaami
Nasce nel profondo Sud Italia, a Caltanissetta. Per caso e per voglia, si trasferisce nel 1997 a Napolilaurearsi in Lingue e Civiltà Orientali all’Università di Napoli “L’Orientale”. Dal 2000 comincia a frequentare l’Ungheria e Budapest. Trascorre così gli ultimi sei anni della sua vita in un continuo migrare fra il sud ed il nord dell’Europa. In perenne ricerca di una fissa e serena dimora, scrive soprattutto sulle sue esperienze di viaggio, fisiche ed interiori.
Gli Scacchi
Fare poesia è muovere parole sulla scacchiera dei vuoti e dei pieni: la pagina bianca, le parole nere. Fare poesia è giocare col tempo, contro il tempo, (re)inventandolo a proprio favore: è un gioco di pazienza, un corteggiamento, una guerra. Trovare la parola "giusta", "quella parola", che a(ni)ma il silenzio, è uno scacco (matto...e folle!) ai Re e alle Regine. Fare poesia è stare soli con le proprie pedine, ascoltando(si), in mezzo al frastuono del mondo.
“D'amore&d'altro” di Luciano Zaami. Ovvero: l'anima ironica e il sogno. Si esprime così il sentimento misto, parente della lusitana saudade, che percorre questo libro d'esordio, riuscitissimo.
L'ironia è la cifra dominante, che non si nega, in un sapiente gioco e sentimento del contrario, la visione di frammenti - ma appunto solo frammenti - di pienezza dolce e luminosa. Il tono è epigrammatico, gnomico, di una saggezza che non ti aspetti da un giovane poeta. Ti apre lo spazio breve di momenti epifanici di unione e di abbraccio col Tu, di cui, sempre, conosce anche l'illusorietà. Si resta "lettere senza destinatario". Si è liberi, ma soli, quando l'amore fusionale non ci minaccia. Quando il troppo non ci sconvolge i confini dell'io.
È una scrittura consapevole, nella forma sorvegliata che ti sorprende, come certe canzoni di Henrich Heine, con una giravolta apparentemente giocosa, in realtà malinconica e talvolta tendente all'atrabile del malinconico ("agilmente di avvicini/ cercando i miei baci./ Io / imbarazzato/ guardo i tuoi occhi/ invitandoti a continuare"). Scrittura consapevole anche nei contenuti: dal male da cui, senza ironia, l'io lirico vorrebbe a tutti i costi proteggere il tu, attraverso le metafore - fino al sentimento del tempo, a quella stessa scrittura legato ("vorrei esser neve/ e che tu fossi terra./ Così ti coprirei/ per proteggerti/ da tutto questo orrore."). La pienezza, sembra dirci Zaami - è postuma, e vive in modo mediato, solo in poesia ("mi rivedrò a scrivere/ di amori e dolori./ E tutto/ sarà dolce.")
La pienezza può essere pensata, balenante, nello spazio di due sillabe che spesso ricorrono tra i suoi versi: "forse".Camilla Miglio
Che sia “amore o altro”, verso dopo verso, quest’inchiostro che sa di zagara e nebbia, di sensualità e martirio, di derive e approdi, dagli occhi giunge direttamente al cuore. E, rinunciando a ghirigori sintattici e ad estetiche acrobazie semantiche, ogni verso sembra ricordarci che l’emozione non è mai una scelta, ma un’eventualità. Eccola.
Roberto Azzurro